Honda NS125
Lo strano caso della Honda NS125
La campanella suonava come sempre ogni cinquanta minuti di lezione e durante il cambio d’ora non c’era mai molto tempo per alzarsi e uscire un po’ fuori dall’aula. Succedeva però che la terza ora del martedì tutta la classe fosse appiccicata contro i vetri delle finestre perché il professore di tecnica commerciale arrivava a bordo della sua moto Honda NS125, stupenda, bianca e rossa fiammante, senza mai una riga o un graffio, lucida come l’argenteria tanto amata di mia zia Teresa, elegante come una modella sulla passerella.
Il motociclista
Ennio Vacante, trentacinque anni portati bene tranne forse per quel giro di pancetta che si intravedeva sotto la camicia, guidava in modo pacato, senza attirare tanto l’attenzione. Arrivava a scuola cercando di passare inosservato, almeno per quanto riguardava il rumore ma Rossana, così avevamo battezzato la moto, un po’ per il colore e un po’ per il Cirano de Bergerac, era talmente bella che non poteva passare inosservata. Tutti si voltavano a guardarla e noi l’ammiravamo da dietro ai vetri delle finestre.
Il professore insegnava tecnica commerciale nel triennio incontrando scarso successo tra gli studenti, la materia era quel che era e lui la rendeva ancor più noiosa, sciorinando formule e tabelle con una flemma che ricordava le litanie liturgiche del periodo pre-pasquale e, spesso, sottoponendo gli studenti a verifiche complesse che si concludevano con voti irrecuperabili.
Il 4 e 1/2 di Matteo
Un giorno torturò Matteo Grandi, il più secchione della classe, con un’ interrogazione orale infinita, nessuno di noi sarebbe sopravvissuto a quelle domande portando a casa una sufficienza e, ahimè, nemmeno Matteo che tornò al proprio posto con uno scandaloso quattro e mezzo, forse il primo della sua carriera luminosa di studente secchione. Fu un evento, uno di quei giorni che rimangono incisi nella memoria della classe e se ne parlò per settimane intere. “MATTEO HA PRESO QUATTRO E MEZZO!” Notizia da prima pagina, a fine mattinata lo sapeva l’intera scuola. I miei compagni cercarono di consolare il povero Matteo dicendogli che nessuno di noi sarebbe riuscito a sopravvivere a quell’interrogazione micidiale e che, tutto sommato, prendere un brutto voto lo rendeva più “umano”, della serie “Matteo è uno di noi” e per la fine della mattinata sembrava averla presa bene, tanto la sua media era di gran lunga superiore al sei anche con un quattro e mezzo.
Dopo qualche giorno non ci pensammo più e si ripresero le lezioni come sempre. Si stava sempre alla finestre ad ammirare Rossana che, secondo molti, era davvero sprecata per un professore né bello, né simpatico ma di sicuro tanto noioso.
Ciao Rossana
Poi arrivò il giorno che Rossana scomparve, al suo posto il professore arrivò con una macchina FIAT 127 grigia. Quando entrò in classe alcuni di noi azzardarono la domanda “Professore ma dov’è la sua bella moto?” In risposta il professore disse che era finito il suo tempo e non aggiunse altro, ma sul suo volto c’era molta tristezza.
Qualche settimana più tardi qualcuno disse di averla vista da Bruno, il carrozziere dietro la scuola.
La mia mente iniziò a fantasticare su possibili scenari in cui Matteo, sempre serio e mai scomposto, aveva rigato con un cacciavite la moto del professore o magari solo con una chiave ma tutte queste rimasero solo mie fantasie, mai dimostrate, forse un pelino avvalorate dal sorriso che ricomparve misteriosamente sul volto di Matteo anche durante le ore di tecnica commerciale.
Katia Resta
Il nostro consiglio di lettura
Abbiamo pensato di abbinare a questo racconto i celebri diari della motocicletta di Ernesto Che Guevara, Latinoamericana, una storia che sarebbe stato impossibile vivere senza la famosissima Poderosa.
Pubblicato a Cuba nel 1992, Latinoamericana ripropone in forma narrativa le note e gli appunti dell’incredibile viaggio compiuto da Ernesto Guevara e Alberto Granado attraverso l’America Latina. I due giovani studenti argentinipartono in sella a una sgangherata motocicletta, la “Poderosa”, per sette mesi di avventure e incontri destinati a forgiarli per sempre.
Queste pagine rivelano lo sguardo fresco ma già critico e intelligente che sarà del “comandante Che Guevara”; contengono i mille volti dell’America, la miseria degli Indios e la folgorante bellezza del paesaggio; raccontano il desiderio di esplorare, capire, emozionarsi come solo a vent’anni si può, mentre la moto perde pezzi per strada e due ragazzi si trasformano in uomini.