Cosa fa un bibliotecario?
Il Capo: «Osby, ma un breve pezzo su come si diventa bibliotecario, da inserire nella nostra rubrica?»
Osby (cioè io, il bibliotecario): «Va bene Capo, spero solo di non far scappare dalla noia i nostri 10 followers: Ele e Manu (le colleghe “social”, si dedicano a tutta la progettazione che riguarda le nostre pagine Facebook, Instagram, Twitter, ecc.) potrebbero indispettirsi…»
Quindi bene, iniziamo.
Il percorso di studi
Correva l’anno 2009 e nel lento procedere della mia esperienza universitaria, in mezzo a un punto interrogativo sul mio futuro e un happy hour serale di birre con gli amici, feci domanda per il Servizio Civile nelle biblioteche civiche di Torino.
Posso facilmente definirla la svolta della mia vita, il passaggio da quell’indefinita categoria di giovane adulto a quella di adulto e basta.
L’approccio al Servizio Civile, checché ne dicano i loro vari selezionatori e tutor sull’importanza di una motivazione “superiore” dedicata alla comunità, per me è stato banalmente per una ricerca di una minima indipendenza economica e per quietare una coscienza che mi stava chiedendo quando finalmente avrei avuto intenzione di laurearmi! Scelsi l’ambito delle biblioteche perché semplicemente più affine alle mie caratteristiche: liceo classico alle spalle e piacere della lettura.
Presi servizio per un anno nella biblioteca civica della Falchera, il lavoro mi piacque a tal punto che decisi di sfruttare l’opportunità di una formazione professionale gratuita proposta dalla Regione Piemonte, per conseguire il titolo di bibliotecario. Ahinoi, per chi se lo chiedesse, il corso gratuito non è più ormai attivo da anni, ne esistono solo più a pagamento.
Le prime esperienze lavorative
Dunque, nel luglio del 2011 (il corso durava un anno) conseguii la qualifica di bibliotecario e chiusi anche finalmente il mio percorso universitario; per cui iniziai a “spammare” il mio curriculum alle principali cooperative che lavoravano nel mondo delle biblioteche.
Per una congiuntura astrale favorevole, curriculum e colloquio piacquero e mi spedirono come primo incarico a Chieri a lavorare non in una biblioteca, ma in una libreria. Lavori diversi, ma a me interessava iniziare a mettere il primo piede dentro la cooperativa.
Seguirono una serie di sostituzioni nelle biblioteche dell’area metropolitana di Torino, con una breve parentesi anche presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, dove mi trovai in una stanza-spelonca nel seminterrato a collocare ed etichettare un fondo di libri in mandarino: uno spasso, visto che gli unici ideogrammi che avessi mai visto erano presso dei ristoranti cinesi…
Durante queste sostituzioni, m’iscrissi anche a un master in progettazione editoriale (in sostanza m’insegnarono a gestire tutte le fasi della creazione di un libro, dall’editing e correzione bozze, agli aspetti grafici, passando per le tecniche di scrittura di sinossi efficaci) e finalmente nel 2014 arrivò il primo contratto a tempo indeterminato part-time presso la biblioteca civica di Saluzzo: 12 ore alla settimana spalmate su 4 giorni, lavoravo circa tre ore facendone due e mezzo di viaggio tra andata e ritorno, partendo da Torino. Non proprio uno spasso.
Infine, dal 2013 prima con contratti di collaborazione e poi a tempo determinato e indeterminato, ho iniziato a lavorare nella nuova biblioteca di Venaria. Ed eccomi qui, a tediarvi con questo mini resoconto!
Il Capo: «Va bene Osby, ma due parole sulla professione da bibliotecario, anziché ‘sta manfrina sulla tua vita?»
Osby: «Ok, diamo la mazzata finale ai nostri ultimi 5 lettori. Le colleghe social le vedo agitate…»
Per fare il bibliotecario occorre essere laureati?
Dipende: per lavorare per esempio tramite cooperativa o per partecipare a concorsi pubblici di categoria C, possono bastare diploma più qualifica da bibliotecario. Ormai però anche per ottenere un’ulteriore attestazione di professionalità valida a livello nazionale dall’AIB (Associazione Italiana Biblioteche, una sorta di ordine dei bibliotecari) è necessaria una laurea più l’attestato di qualifica.
Cosa fa il bibliotecario?
A seconda delle dimensioni della biblioteca, occorrono più figure che gestiscano i vari aspetti del lavoro. Per esempio, nel caso di Venaria, il mio ambito specifico è quello della gestione delle collezioni (cioè la valutazione del patrimonio presente, la selezione degli acquisti e la catalogazione). Ma abbiamo le sopracitate “colleghe social” che si occupano in particolare di tutta la comunicazione della biblioteca, della promozione alla lettura, della creazione di video, ecc.; una collega che si dedica prevalentemente ai contatti con l’utenza (avete presente i solleciti di restituzione quando fate i cattivi?!), alla gestione dell’emeroteca (dal greco eméra= giorno, per estensione quindi giornali e téche= custodia); un’altra ancora che si dedica alla lavorazione materiale dei libri: una volta catalogati, i volumi vanno timbrati, etichettati e foderati, e alla gestione della sala ragazzi. Ovviamente poi c’è Il Capo, la mente creativa e d’indirizzo delle attività della biblioteca.
«Basta, basta Osby, sono tre ore che stai scrivendo queste quattro facezie! Le catalogo poi io tutte le “chilate” di novità da mettere al prestito?!».
Il Capo ha sempre ragione, magari se avete qualche curiosità, posso rispondere nei commenti… Così Le Social sono contente, ché generiamo interazioni!
Buongiorno,
consigli per chi sta per iniziare il suo percorso nelle biblioteche?
Solitamente, il percorso più facile per iniziare a lavorare è tramite cooperative, in attesa di concorsi. Consiglio personale (e un po’ banale): leggere tanto, leggere sempre, così da saper rispondere alla classica domanda “che libro mi consiglia?”