Cinque domande con Ilaria Urbinati
Oggi intervistiamo Ilaria Urbinati.
Illustratrice a tempo pieno, in passato divisa tra editoria e cinema di animazione, Ilaria è oggi un’affermata freelance che dà il suo contributo a riviste, libri, app e pubblicità, apportando ai progetti lo stile elegante e leggero che caratterizza il suo tratto creativo.
Abbiamo avuto il piacere di conoscerla nel 2015 in occasione del corso Let’s Draw!, un laboratorio di illustrazione condotto da Ilaria e organizzato da Sara Lanfranco. Sono passati 6 lunghi anni ed eccoci qui, pronti a mettere da parte i pennelli per fare una breve chiacchierata virtuale.
Come è nata la passione per l’illustrazione? C’è sempre stata o è nata con il tempo?
In realtà la risposta è entrambe le cose. Sono sempre stata appassionata a tutto quello che riguarda il disegno fin da piccolissima, molto prima di andare a scuola: le illustrazioni dei libri, dei giochi e dei fumetti per me erano una fonte di grande interesse. Nel tempo, ho capito che dietro ai disegni che amavo tanto c’erano delle persone; andavo a cercare i nomi dei miei illustratori preferiti di Topolino o delle copertine dei libri, li riconoscevo e li studiavo e credo che la passione per l’illustrazione sia nata proprio in quel momento.
Quali sono le varie tappe del lavoro da illustratrice?
Dipende molto da progetto. In generale quando si deve fare un’illustrazione la prima tappa è la ricerca iconografica: si guardano foto, immagini, video e si cercano informazioni e ispirazione su quello che si deve disegnare. La seconda tappa è quella in cui si mettono su carta i primi sketch e bozzetti molto veloci per fissare le idee. Tra quelle idee si scelgono due, tre bozze da sistemare studiandone anche la resa estetica e a quel punto col committente si sceglie il bozzetto più giusto e si passa al colore! Successivamente alla scelta del soggetto definitivo si fanno anche delle prove colore sperimentando diversi toni e atmosfere per arrivare, una volta definiti anche quelli, all’immagine completa.
I libri sono uno dei principali strumenti di diffusione della cultura e le illustrazioni contenute in essi o semplicemente sulla copertina spesso svolgono un ruolo assai importante di criterio di selezione di una lettura: secondo te quanto è importante il ruolo delle illustrazioni all’interno e sulle copertine dei libri, sia per bambini sia per adulti?
Secondo me è importantissimo, ma si sa, io sono di parte! Le illustrazioni dei libri per i bambini sono una vera e propria narrazione visiva complementare al testo; esse arricchiscono e integrano sviluppando la capacità narrativa e l’analisi visiva dei bambini. Le copertine dei libri per adulti credo siano una parte integrante dell’oggetto-libro: le vedo un po’ come una porta che ti traghetta in un’altra dimensione, evocando il mondo in cui si sta entrando. Da questo punto di vista la frase “scegliere un libro dalla copertina” mi sembra del tutto appropriata: come lettori stiamo cercando di capire in che mondo ci immergeremo con la lettura.
Come pensi che la situazione in cui ci ritroviamo oggi abbia influito sui luoghi destinati alla cultura, come musei e biblioteche, a seguito dell’emergenza sanitaria con cui ormai tutti conviviamo da un anno a questa parte?
Credo che vada fatta una riflessione su quanto sia fondamentale la cultura: questo lungo anno in cui siamo stati molto limitati nelle nostre case, come sarebbe stato senza Libri, senza Musica, senza Immagini, senza Cultura? Sarebbe stato un disastro. I luoghi che preservano e diffondono la cultura sono fondamentali nella nostra quotidianità e per questo devono essere protetti e messi a disposizione di tutti anche nelle condizioni più difficili. Al tempo stesso a me manca tantissimo la loro funzione aggregativa e di promozione: i canali telematici sono molto utili in questo periodo, ma mi mancano molto gli incontri con l’autore, le mostre e gli eventi culturali.
Ritieni che le biblioteche siano un mezzo fondamentale per promuovere la cultura oggi? Hai qualche ricordo che porti nel cuore legato all’ambiente bibliotecario?
Secondo me si, indubbiamente. Nella mia esperienza personale lo sono state. Io vengo da un paese relativamente piccolo dove quando ero una bambina non c’era neanche una libreria ed ero una lettrice avidissima: senza biblioteca no so come avrei fatto. Ci andavo tutte le settimane con mia mamma da prima ancora di imparare a leggere: la visita del lunedì alla biblioteca del paese era un momento magico dove prendere un libro nuovo ogni settimana. Un’abitudine che non ho mai abbandonato.
Domandina extra super difficile: hai un libro preferito (o che consiglieresti assolutamente ai nostri lettori)?
Aiuto! Solo uno? Scelgo La Tregua di Primo Levi. Un libro attraversato da grandi sensazioni di gioia, di vitalità e riscoperta. Pieno di ironia, bellezza e avventura nonostante condizioni talvolta terribili e avverse, mi sembra una buona lettura per il periodo.
Come alternativa propongo una splendida graphic novel: L’intervista di Manuele Fior; non svelo nulla, ma è un’opera d’arte di grande bellezza.
Tutte le illustrazioni presenti nell’articolo sono di Ilaria Urbinati
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