Di fiore in fiore
di Astrid
Lo scorso fine settimana Venaria si è riempita di colori e profumi: la Festa delle Rose ha dipinto le vie e le piazze del centro storico, i fiori hanno invaso le finestre e le vetrine e la voglia di estate si è fatta sentire prepotente.
Ma la verità è che siamo sempre circondati dalla natura.
Essa però cosa nasconde al suo interno? Abbiamo fatto un viaggio nell’universo vegetale tra paesi reali e fantastici, attraverso riti, miti, leggende che rievocano proverbi, usanze, poesie e opere d’arte.
Fresco come una rosa
La struttura concentrica della rosa ha sempre evocato l’idea del tempo che scorre, dell’eterno ciclo di vita-morte- vita. Essa è custode inoltre del segreto, perché nasconde con i petali la sua parte più intima. Ritroviamo questo fiore come protagonista del quadro La nascita di Venere di Botticelli, in cui la dea sorge dalle acque accompagnata da una pioggia di rose bianche ma anche della celebre fiaba La Bella e il mostro in cui Belinda, la terza delle figlie di un mercante, chiede al padre in dono soltanto una rosa.
Saggio come una quercia
Rami nodosi, robusti e massicci: l’albero di quercia incute rispetto e riverenza. Può raggiungere i duemila anni di vita e un diametro di 10 metri, e per questo fin dagli artisti rinascimentali viene raffigurato come simbolo di forza, virtù eroica, lealtà. Quando stava per compiere quarant’anni Walt Whitman scrisse dodici poesie raccolte in un piccolo libro che chiamò: Live Oak, Whit Moss: riflessioni intense ed estremamente private sull’attrazione che provava verso gli altri uomini, che si rivelarono le più ardite del poeta sul tema dell’amore omosessuale ben prima che la parola entrasse in uso.
Bello come il narciso
Narciso era un bellissimo e ambiguo giovinetto, desiderato da fanciulli e fanciulle che tuttavia respingeva non stimandoli degni di lui. Ma venne l’ora del castigo per lo schizzinoso adone: un giorno infatti si chinò su una fonte delle acque trasparenti e vide la sua immagine innamorandosene perdutamente. Narciso si struggeva per quell’amore impossibile finché un giorno si gettò tra le acque: al posto del suo corpo sbocciò un fiore giallo al centro e tutt’intorno petali bianchi. Nel nostro linguaggio di fiori il narciso simboleggia l’egocentrismo; in Cina invece è simbolo di felicità e prosperità. Protagonista dell’opera letteraria di Herman Hesse, intitolata Narciso e Boccadoro esprime caratteristiche della psiche umana che da sempre sono state indagate da poeti e studiosi.
Intensa come la salvia
La salvia è celebre per l’antica leggenda cristiana in cui si narra che mentre la Sacra Famiglia era in fuga verso l’Egitto, inseguita dai soldati di Erode la Madonna chiese alla salvia fiorita di celare co le sue foglie il Gesù Bambino. Immediatamente la salvia aprì le sue foglie e nascose il bambino, addormentandolo con il suo intenso profumo.
Luminoso come il girasole
Portami il girasole ch’io lo trapianti / nel mio terreno bruciato dal salino scrive Eugenio Montale in Ossi di seppia. Il girasole “impazzito di luce” viene da sempre celebrato dai poeti, anche grazie alla sua straordinaria bellezza. Nella civiltà incas era considerato simbolo di sovranità e i sacerdoti attribuivano a questo fiore poteri magici data la particolare disposizione dei semi in spirali concentrici. Tuttavia, nel simbolismo dei fiori è legato a falsità e amore infelice.
Dolce come la camelia
La camelia è un fiore dalle proprietà curative ma non solo: la Camellia sinensis è la pianta del tè, che potrebbe raggiungere i dieci metri di altezza. Nelle sue foglie sono presenti diverse sostanze come caffeina e tannino che le rendono uno stimolante del sistema nervoso centrale. La leggenda del tè nasce in Cina, dove pare che un provvidenziale venticello avesse staccato alcune foglie da un albero di camelia. Esse, finite nell’acqua calda, crearono una bevanda che piacque all’imperatore Shennong. Da quel momento il tè fu coltivato nei giardini imperiali da giovani giardinieri scelti con mani lavate sette volte e protette da guanti di seta.
Calmante come la camomilla
E dopo troppo tè è sempre utile una buona camomilla, dalle proprietà lenitive e calmanti. Fin dall’antichità raccomandata dai medici, questo piccolo fiore simile ad una margherita veniva sistemato in cespi presso le altre piante più deboli e sofferenti per aiutarle a rafforzarsi: per questa sua virtù ha ispirato il simbolo della forza nelle avversità.
Velenoso come l’oleandro
Lunghe foglie affilate disposte in multipli di tre e bacche velenose, così si presenta l’oleandro e forse per questa caratteristica è diventato un albero funerario. Nel medioevo infatti era una pianta beneaugurante e ancora oggi simboleggia l’armonia dell’universo. “E chi recise all’oleandro un ramo?” scrisse D’Annunzio nell’Alcyone, ispirato probabilmente dal suo inebriante profumo per cui viene spesso associato all’estate mediterranea.
Aromatico come la cannella
Il profumo perduto della cannella di Jenny Ashcroft ha come protagonista questa pianta originaria delle regioni calde dell’Asia. La cannella di Ceylon si presenta in sottili stecche arrotolate su se stesse ricavate dalla corteccia della pianta: è usata come tonico e stimolante e in cucina viene usata per aromatizzare marmellate, crostate, vino caldo e punch.
Rosso come il papavero
Concludiamo il nostro viaggio fiorito con distese immense di papaveri, oppure con un “Mare di papaveri” per citare Amitav Ghosh. Questo fiore con proprietà soporifere ispirò già gli antichi Greci che rappresentavano Hypnos, “il sonno”, con il capo coronato di papaveri appunto. Eppure, il colore rosso intenso che li caratterizza, evoca immagini solari e permettono a questo fiore di essere visto come simbolo di potere.
Siamo giunti alla fine, ma, se vi abbiamo incuriositi, potete approfondire e ampliare il vostro orizzonte floristico leggendo Florario di Alfredo Cattabiani!