Fantaghirò, persona bella
di Manuela
Se siete cresciute negli anni ’90 non potete non ricordare le avventure di Fantaghirò, la principessa con i capelli a scodella (taglio super di moda nel 1991) che salva più volte il suo regno e lotta per l’amore di Romualdo (anche se pure Tarabas faceva la sua bella figura…).
Quello che però forse non sapete, è che la serie è liberamente ispirata alla fiaba popolare toscana Fanta-Ghirò, persona bella. Lo storico e studioso di folclore Gherardo Nerucci l’ha inserita nel 1880 nelle sue Sessanta novelle popolari montalesi e nel 1956 Italo Calvino, riscrivendola in un italiano privo di cadenze dialettali, la include tra le Fiabe Italiane.
La storia
Nella fiaba originale, un re con tre figlie femmine (Carolina, Assuntina e Fanta-Ghirò) riceve una dichiarazione di guerra dal sovrano di un paese confinante. Vecchio e malato, egli non è in grado di comandare l’esercito. Si offrono allora prima Caterina e poi Assuntina (che falliscono nel tentativo, esprimendo pensieri donneschi), per poi lasciar posto a Fanta-Ghirò, che arriva al confine. Il re nemico, vedendo Fanta-Ghirò, ha il sospetto che sia in realtà una femmina (ah, questa cosa che solo gli uomini possono andare in guerra…) e la mette alla prova, prima spingendola a cogliere un fiore, poi osservando il modo in cui taglia il pane, infine invitandola a fare un bagno insieme. Fanta-Ghirò trova il modo di evitare l’ultima prova fingendo di ricevere una lettera che la richiamerebbe in patria perché il suo re sta molto male; lascia però al nemico un biglietto che rivela l’inganno. Il giovane re, ormai innamorato di Fanta-Ghirò e senza più propositi bellicosi, giunge al castello rivale chiedendo la mano della principessa: si celebrano così le nozze e la pace tra i due regni, che alla morte del padre di Fanta-Ghirò vengono unificati.
La trasposizione
Lamberto Bava nel 1991 decide di ispirarsi a questa fiaba per creare la miniserie televisiva fantasy Fantaghirò, rivoluzionandone il messaggio e realizzando un racconto di formazione che è stato un vero e proprio riferimento per le nuove generazioni, in cui ci si può innamorare delle persone e non per forza del loro aspetto fisico o della loro sessualità (Romualdo si innamora di Fantaghirò a prescindere dal suo genere). Ed è proprio questo il mondo fantastico in cui vogliamo farvi entrare.
Il castello
Partiamo dal castello. La serie ci trasporta in un medioevo immaginario, dove due regni si affrontano da secoli in una guerra infinita, estenuante, logorante, senza che nessuno dei due riesca ad avere la meglio. La regina, già madre di due bambine, muore dopo aver partorito la terza figlia e come potevamo aspettarci, il re se la prende con la nuova arrivata (che verrà bullizzata dalle sorelle fino alla maggiore età). Così, mentre le sorelle diventano delle brave signorine per bene, lei sviluppa un carattere ribelle e coraggioso, e quando il padre le presenta il suo futuro sposo lei rifiuta, ottenendo un fantastico esilio. Le scene del castello sono state girate in Repubblica Ceca, nel castello di Bouzov: ancora oggi la fortezza è visitabile (questo è il sito ufficiale) ed esplorando le varie parti del castello, è impossibile non notare anche il famoso pozzo in cui Fantaghirò viene isolata dalle sorelle (che carine eh?).
Dai castelli ai templi
In Fantaghirò 4, dopo tre film di avventure nelle fortezze ceche, ritroviamo l’impavida guerriera alle prese con un vento malvagio che semina al suo passaggio carestia, morte e distruzione. Fantaghirò torna a casa e non trova più il suo Regno: parte quindi alla volta del regno di Re Tohor, dove si nasconde il creatore di tutta quella sofferenza. Il film, ambientato in un mondo esotico, è stato girato in dieci settimane e mezzo di lavoro, a partire da agosto, tra i castelli cecoslovacchi e i templi tailandesi. E con questo capitolo si chiude la saga di Fantaghirò.
Nelle grotte cubane
Sull’onda del successo e a grande richiesta, nasce un nuovo capitolo. Il quinto film di Fantaghirò, primo di una trilogia che non è mai stata conclusa, è stato girato a Cuba, luogo dove sbarca il galeone volante del cattivissimo Senzanome e della sua ciurma composta di arcimboldi lestofanti fatti di vegetali. In questo racconto Fantaghirò ha un incontro ravvicinato con le Memosughe, che non cancellano i suoi ricordi ma succhiano via i suoi sentimenti: lei dimentica così l’amore per la sua famiglia e per Romualdo, e si crea una nuova vita in questo mondo parallelo. Il set principale è il galeone dell’orco mangiabambini, costruito nel Parco Metropolitano Bosque de La Habana, ma le spiagge e le grotte cubane caratterizzano la bellezza dell’ambientazione. Beh, come dar torto a Fantaghirò? Voi non vi fermereste per qualche tempo tra la flora tropicale e i mari azzurri dell’isola caraibica?
Come sarebbe finita?
Se fossero andati avanti gli episodi, racconta lo sceneggiatore Gianni Romoli, “Fantaghirò 6 sarebbe stato il ritorno, una specie di Odissea: trovando la pianta dei desideri (che vediamo nella scena finale del quinto film) lei sarebbe tornata, visitando una serie di mondi. Uno di questi mondi sarebbe stato quello di oggi. Avevo addirittura ipotizzato che sarebbe venuta a trovare me che la scrivevo”. Mentre “il settimo episodio doveva essere quello finale, in cui lei torna finalmente nel suo regno e trova una realtà terribile, quasi medievale, in cui il popolo soffre perché quel regno ha due Re cattivissimi che sono proprio Fantaghirò e Romualdo. Mentre lei era assente la vita è continuata, come in un mondo parallelo in cui i personaggi hanno fatto altre scelte. E Fantaghirò avrebbe dovuto sfidare se stessa.”
Vi lasciamo con un’ultima curiosità legata al mondo dei libri: Tarabas nasce da una passione di Romoli, sceneggiatore, per Dylan Dog: in alcuni racconti vi è infatti un personaggio di nome Xabaras, da cui lo scrittore prende spunto riguardo al nome di Tarabas: in biblioteca lo trovate in questo volume.