Firenze: luoghi, leggende e libri
di Margherita
Città d’arte, del Rinascimento, e del Maremma bucaiola. Città dove si iniziò ad affermare la lingua italiana e dove ogni piazza ospita chiese e architetture che rievocano il suo passato. Parliamo di Firenze, il capoluogo della Toscana.
Firenze è una città tutta d’un fiato e, soprattutto, Firenze l’è piccina (come dice Leonardo Pieraccioni), una piccola e immensa realtà, piena di tesori e museo a cielo aperto.
Chi vive a Firenze sa di vivere in una delle città più preziose di tutta Italia; tra le sue vie si rivivono arte, guerre e vita, ne si respira l’aria rimanendo affascinatə ogni volta che si scopre qualcosa di nuovo.
Quando la visitiamo, veniamo colpitə dalla sindrome di Stendhal. Sentiamo scorrere un brivido in tutto il corpo ogni volta che, arrivando in piazza duomo, alzando lo sguardo, ci ritroviamo davanti alla grandezza e maestosità della cattedrale di Santa Maria del fiore accompagnata dal battistero e dal campanile di Giotto: un trittico perfetto (e a chi è di Firenze non può che scappare un “bada come l’è!”). Posiamo lo sguardo sui i colori del marmo e sui mattoni della cupola del Brunelleschi, e non ci spieghiamo come sia possibile che nel 1400 siano riusciti a tirar su un’architettura del genere (per provare a darci una spiegazione, possiamo sfogliare Fra terra e cielo: la vera storia della cupola di Brunelleschi).
Sembra quasi un dipinto
Firenze ci lascia a bocca aperta quando, camminando, ci accorgiamo che il Ponte Vecchio è più bello se lo guardiamo da una terrazza nascosta vicino alla Torre dei Barbadori in borgo San Jacopo, oppure che l’intera città vista dall’alto non è struggente solo da i’ Piazzale (Michelangelo) o da Fiesole, ma è affascinante anche vista dal parcheggio di Monte Morello, vicino alle antenne, sedutə in macchina o nell’unico bar-ristorante che c’è. E lì si che Firenze l’è piccina, e rimaniamo come pesci a bocca aperta quando ci accorgiamo che guardando la città da così in alto sembra quasi un dipinto fatto da Leonardo da Vinci. E tra le piccole vie imbastite dai fili dell’arte, troviamo botteghe e caffè e fiori, piccoli negozi dal sapore autentico e dai colori accesi, come la Piccola Farmacia Letteraria (che no, non è solamente un romanzo, è un luogo reale con una missione precisa: vendere libri che facciano stare bene).
Le corna
Nel libro pop-up Le meraviglie di Firenze, vediamo uscire dalle pagine questi gioielli architettonici dai mille volti: osserviamo gli archi degli Uffizi, ci immaginiamo l’acqua che scorre sotto il Ponte Vecchio, ci meravigliamo davanti a Santa Maria del Fiore. E proprio al di sotto della cupola del Duomo, se facciamo attenzione e aguzziamo meglio la vista, spunta una grossa testa di bue con tanto di corna, che si dice siano puntate verso il negozio di un sarto, messe lì per ricordare la storia di un tradimento tra la moglie commerciante e un capomastro dell’Opera del Duomo. Quest’ultimo, scoperto dal sarto, posizionò per vendetta le corna del bue puntandole proprio verso il negozio, facendo sì che, ogni giorno passato a lavorare, il sarto si ricordasse della relazione amorosa che la moglie aveva avuto con il capomastro.
La Berta
In una città così non può mancare il mistero. Un esempio è la storia della donna conosciuta come La Berta, murata in via de’ Cerretani sulla torre della chiesa Santa Maria Maggiore perché negò di dare dell’acqua a Cecco d’Ascoli, un astronomo condannato per stregoneria e accusato di aver fatto un patto con il diavolo. Lo scienziato condotto al rogo, mentre stava bruciando, lanciò la maledizione alla donna che le aveva negato il sorso d’acqua che avrebbe potuto salvarlo. E passando da lì, ci accorgiamo come lei se ne stia in silenzio a fissare la gente che va e che viene dalla stazione fino al duomo.
Palazzo Grifoni Budini Gattai
Oltre al tradimento e al mistero, tra le vie fiorentine troviamo anche vere e proprie storie d’amore. In piazza Santissima Annunziata, voltando le spalle alla chiesa troviamo alla nostra destra il Palazzo Grifoni Budini Gattai: tra la sua miriade di finestre, ce n’è una in particolare che viene sempre lasciata aperta. Secondo la leggenda, la moglie di un membro della famiglia Grifoni sarebbe rimasta per lungo tempo affacciata proprio da quella finestra, aspettando il rientro del suo amato dalla guerra. Ma il rientro non avvenne e lei lo aspettò invano fino alla sua morte. In seguito alla morte della donna chiusero l’infisso, e da lì iniziarono a manifestarsi fenomeni paranormali all’interno del palazzo; dopo qualche tempo decisero dunque di lasciarla aperta, così che lo spirito della donna potesse aspettare ancora il suo amato e con lui potesse tornare a rivivere il loro amore.
E se queste sono le storie che ci fanno battere forte il cuore, allora non possiamo lasciarci sfuggire La nascita di Venere di Sarah Dunant, un romanzo d’amore, arte, religione e potere che racconta la storia della giovane Alessandra Cecchi. Innamorata di un giovane pittore arrivato dal nord Europa per decorare le pareti del palazzo fiorentino di famiglia, Alessandra è costretta a interrompere la relazione quando i suoi genitori la promettono in sposa a un uomo ricco, colto e molto più vecchio. Leggendo la sua storia, la accompagniamo per le strade della Firenze dei Medici, ammiriamo le opere d’arte (tra cui i famosi affreschi del Ghirlandaio in Santa Maria Novella), entriamo nelle numerose chiese fiorentine e la accompagniamo nei piccoli quartieri della città, come quello abitato dai tintori.
L’importuno di Michelangelo
Conoscete il segreto che si nasconde a destra del portone d’ingresso del Palazzo Vecchio? Osservando e scrutando attentamente le pietre, si può notare il profilo di un volto inciso su una pietra che si vocifera sia stata scolpita da uno dei più celebri artisti italiani: Michelangelo Buonarroti. I fiorentini lo chiamano “l’importuno di Michelangelo” e questo volto corrisponde (o almeno, dovrebbe corrispondere) a un debitore di Michelangelo o a un disturbatore che importunava sempre l’artista. La leggenda narra che l’artista, annoiato dalla presenza del disturbatore, decise di scolpirne il suo profilo con le mani dietro la schiena, fingendo di ascoltare il suo pedante interlocutore (anche se in molti ritengono che quel profilo sia addirittura l’autoritratto dell’artista). Naturalmente anche in questo caso non può mancare un consiglio di lettura: parliamo di Michelangelo – io sono fuoco, un viaggio all’interno della mente e del cuore di Buonarroti raccontato in prima persona, per portare alla luce le emozioni e i tormenti che hanno animato la sua vita.
Palazzo Pitti
Infine, una tappa che sicuramente non può mancare quando si va a Firenze è Palazzo Pitti. Costruito nella metà del 1400, negli anni più splendidi della Firenze Rinascimentale, venne ideato per rivalità al Palazzo Medici-Riccardi da Luca Pitti, un mercate facoltoso con manie di grandezza che voleva creare un palazzo che superasse con le sue finestre il portone del Medici-Riccardi e il cui giardino fosse più grande di tutto l’edificio (parliamo infatti del giardino di Boboli, 30 ettari di verde che costituiscono uno dei parchi più grandi della città). Ma la curiosità di questo palazzo non è tanto la sua storia quanto la sua facciata: ricoperta da pietre irregolari, sporgenti e grezze, che si riducono di spessore man mano che si sale in altezza, la composizione rende difficile all’occhio la vista dell’anomalia di quella pietra lunga ben 10 metri con rispetto alla sua compagna a lato che misura neanche mezzo metro. Questa irregolarità tra le due pietre non è stato uno sbaglio bensì un’anomalia voluta da Luca Pitti, il quale incaricò di inserire le due pietre per simboleggiare le sue manie di grandezza e i suoi rivali. E proprio i misteri di Palazzo Pitti sono oggetto del famoso thriller Inferno di Dan Brown, in cui il protagonista Robert Langdon si troverà non solo a svelare quei segreti, ma anche a risolvere gli enigmi celati nella Divina Commedia di Dante Alighieri.
L’immortalità
Insomma, Firenze è arte, amore, misteri, è storia e potere, è un acquerello fatto di sfumature, riflessi, cieli che dipingono i muri e versi di bellezza che, negli anni, l’hanno resa immortale.
Arno gentil, fiorenti
Prati de le Cascine,
Leggiadre palazzine,
Superbi monumenti,
Bianche ville ridenti
Sparse per le colline,
Vezzose fiorentine
Dai musicali accenti,
Bella città dei fiori
Piena di glorie sante,
Cinta d’eterni allori;
Culla immortal di Dante
Che l’universo onori,
T’amo come un amante.
Edmondo De Amicis
E come per gli altri articoli itineranti, qui di seguito vi lasciamo una mappa dettagliata che potete salvare e utilizzare per il vostro viaggio fiorentino tra libri e leggende: