Resistenza e Libertà
di Marco

Libertà
Non si può capire la Resistenza se non si comprende che cosa è stato il fascismo. Il fascismo, in estrema sintesi, è stata la negazione totale di tutte le libertà.
Ai giorni nostri “libertà” è una parola scontata, non se ne coglie più il senso profondo. Ma a quei tempi non si poteva parlare di libertà, libertà era una parola pericolosa e proibita perché tutto era fascista: i giornali, la radio (per quel poco che si poteva ascoltare), la cultura, l’educazione, la scuola, lo sport; persino la chiesa era fascista. Senza la tessera del fascio non si poteva fare niente, non si poteva neanche lavorare. Chiunque fosse antifascista veniva segnalato in questura.
Sotto il fascismo non si poteva né dire, né fare, né pensare ciò che il fascismo non voleva.
Nasce la Resistenza
Dunque è proprio in questo clima di oppressione che la Resistenza, negli ultimi anni di guerra, a poco a poco è cresciuta. Una resistenza formata dal popolo, un popolo fatto di persone appartenenti a qualsiasi estrazione sociale e politica: soldati, intellettuali, uomini, donne, preti, operai. Un popolo che, stufo di soffrire e di morire, ha deciso di ribellarsi ai tedeschi e ai fascisti loro servitori, che volevano a tutti i costi continuare una guerra tragica, drammatica e inutile.
Una scelta sofferta, dolorosa. Una scelta costata la vita a tanta povera gente ma che valeva e che vale ancora la pena di fare perché oggi, come allora, fare il partigiano significa essere dalla parte del giusto, significa libertà da tutte le dittature, causa di tutti i mali.
Consigli di lettura
Abbiamo pensato di consigliarvi tre libri che ci sono stati regalati in questi giorni, per la cui donazione ringraziamo Rossana Schillaci, Francesca Druetti e tutto il comitato di Venaria Possibile. I titoli sono della casa editrice People: stiamo parlando di 1943, Non siete fascisti ma e Partigiane.
1943
Che cosa ci fanno un agente speciale inglese, un prete e un alpinista di fama internazionale sulle pendici della stessa montagna? La risposta è semplice: la Resistenza. Sulle rive del lago di Como, ai piedi delle Grigne e del Resegone, tra il 1943 e il 1945 si incrociano le vite di tre persone tanto diverse quanto unite da un medesimo ideale: la libertà. Dick Mallaby, don Giovanni Barbareschi e Riccardo Cassin, più o meno casualmente, intersecano le loro strade all’ombra delle montagne dei milanesi. Rischiano grosso, tra missioni segrete a bordo di improvvisate imbarcazioni, arresti, interrogatori, false identità e militi fascisti sempre all’erta. Nemmeno le giornate della Liberazione saranno felici, a causa della perdita dell’amico fraterno e compagno di cordata di Cassin, Vittorio Ratti. Le loro storie ci insegnano quanto il corso della storia dipenda dalle scelte di ciascuno di noi.
Partigiane
Sono storie di incredibile coraggio e di immensa libertà, quelle che troverete nelle pagine di questo libro. Sono le storie, narrate in prima persona, di dieci donne che decisero di partecipare alla Resistenza e che, dopo il 25 aprile, continuarono a fare grandi cose per la Repubblica. Troppo spesso identificate come figure minori della Resistenza – una costante che purtroppo riguarda tuttora le donne in ogni campo –, imbracciarono anch’esse le armi, in montagna e in città, fecero le “staffette”, ciclostilarono volantini con cui diffondevano le proprie idee. Idee di pace, idee di libertà, idee di uguaglianza, idee per un’Italia e un’Europa diverse da quelle in cui erano cresciute. Da Ada Gobetti a Teresa Mattei, passando per Renata Viganò e Ursula Hirschmann, Partigiane racconta la Resistenza con uno sguardo diverso, quello delle donne.
Non siete fascisti ma
A quasi ottant’anni dalla caduta del suo regime, il fascismo non è mai morto, sepolto nelle pieghe più oscure della nostra società e negli angoli più reconditi della nostra coscienza nazionale, pronto a riemergere al momento opportuno. Negato e rivendicato allo stesso tempo, «con quell’orgoglio della vergogna – e viceversa – che è soltanto uno degli ossimori sui quali hanno proliferato», come ci ricorda Giuseppe Civati in questo pamphlet pensato per chi non vuole dimenticare e per chi non vuole rassegnarsi. Dalle relazioni pericolose con l’eversione e la violenza, agli autoritari che si ribellano all’autorità; dall’equivoco sul “fascismo degli antifascisti” pasoliniano, agli attacchi al sindacato e a Liliana Segre; dall’uso disinvolto di Salvini del linguaggio del duce e del regime alla memoria selettiva di Giorgia Meloni; dal negazionismo del clima a quello dei diritti; Civati smonta punto per punto l’armamentario di paradossi di cui si servono ogni giorno i tanti, troppi, che “non sono fascisti, ma”.