4 cocktail per 4 grandi penne
Chi vi viene in mente pensando al connubio “alcool e letteratura”? E perché proprio Hemingway?
Da sempre l’alcool è stato per gli scrittori un grande alleato della creatività, tanto da essere citato nelle loro opere più celebri. Può sembrare difficile da credere, ma molti grandi artisti come Ernest Hemingway, Jane Austen, George Orwell, Jack Kerouac e, inaspettatamente, la misteriosa Agatha Christie hanno fatto del cocktail una delle maggiori ispirazioni dei loro capolavori.
La ricorrenza
Per questo, in occasione della Giornata Mondiale del Bartender, abbiamo deciso di accompagnarvi in un viaggio internazionale all’insegna del piacere, della cultura e della maestria dei cocktail, il tutto sfogliando le pagine di alcuni cult della letteratura.
Tornando al 1806, in Texas, possiamo farci un’idea di cosa si intendesse con un termine a noi familiarissimo come cocktail: la stampa locale li descriveva come liquori che aiutavano ad alleviare le difficoltà del giorno trascorso e che, fondamentalmente, favorivano il riposo. Oggi, invece, assaporare un cocktail è un‘azione che associamo alla convivialità, alla serenità e (diciamolo) alla sregolatezza.
In letteratura
Anche William Shakespeare, uno dei personaggi letterari che abbiamo imparato a conoscere durante gli anni scolastici, accennava nel suo Pene d’amor Perdute a un bicchiere di salutare Metheglin, praticamente un vino mixato a chiodi garofano, zenzero e miele.
Trecento anni più tardi, sarà Jerry Thomas, il pioniere jeffersoniano del cocktail, a firmare una prima versione della The Bar-Tender’s Guide (1862), una vera e propria guida alla strutturazione dei sapori nel bicchiere.
Dopo questo piccolo reminder storico, vi invitiamo a immergervi nella nostra selezione di grandi classici, sperando di lasciarvi anche la tentazione di ricrearli a casa.
Fiesta (Il sole sorge ancora) di Ernest Hemingway
Per inaugurare questa avventura, vogliamo partire da una delle figure più affascinanti e emblematiche del Novecento: Ernest Hemingway. Sfogliando le pagine del suo Fiesta, infatti, ci imbattiamo nel floreale Jack Rose, un cocktail che Jacob Barnes, narratore del romanzo, gusta durante la sua permanenza al Hôtel de Crillon in una Parigi rumorosa, frenetica e intellettualmente stimolante.
Curiosità
Il Jack Rose si diffonde pressoché negli anni Venti e Trenta e tra i suoi maggiori ammiratori si annovera anche John Steinbeck. E voi l’avete mai assaggiato?
La ricetta è disponibile su questo blog.
Il filo del rasoio di W. Somerset Maugham
I nostri secondi compagni di viaggio sono il romanzo del 1944 di William Somerset Maugham e il cocktail decisamente strong che lo accompagna. Stiamo parlando rispettivamente de Il filo del rasoio e del Zubròwka, un tipologia di cocktail preparato con una vodka un po’ insolita, proprio perché impreziosita dall’essenza dell’erba di bisonte. Vi lasciamo immaginare cosa significhi assaporare questo mix sensoriale in una città mitica come la Chicago degli anni Trenta.
Curiosità
Come dicevamo poco fa, gustando la Zubrowka ci si imbatte nel sapore aromatico della Bison Grass. Questo tipo di erba cresce in Polonia e prende il proprio nome dai suoi brucatori abituali: i bisonti.
La ricetta è anche disponibile su questo blog.
Il giovane Holden di J.D Salinger
La terza tappa del nostro excursus letterario è lo scotch e soda, probabilmente uno dei cocktail più classici e diffusi negli anni Cinquanta e Sessanta. A citarlo è J. D Salinger nel suo Il giovane Holden, una delle opere più emblematiche e appassionanti dello scrittore newyorkese, dove il protagonista Holden Caulfield, appena sedicenne, ne ordina uno precipitosamente, perché altrimenti “pensano che sei minorenne e non ti danno liquori”.
Curiosità
Come riporta Whiskyitaly, il whisky ha origini antichissime e, inaspettatamente, affonda le proprie radici nell’epoca dei Persiani, attorno al 1000 a.C. La primissima distillazione, secondo altre fonti, pare risalire al 1400.
La ricetta è disponibile anche su questo blog.
Bianco e Le regole dell’attrazione di Bret Easton Ellis
Gli step conclusivi del nostro percorso tra i grandi sapori della letteratura nascono dalla penna di Bret Easton Ellis, autore losangelino che pare essere molto legato al vecchio, ma sempre attuale, Greyhound. Questo cocktail a base di Vodka trova il suo terreno prediletto nell’autobiografia Bianco e nel dissoluto Le regole dell’attrazione.
Curiosità
Una prima menzione del cocktail Greyhound viene fatta nel libro dei cocktail Savoy, di Harry Craddok. Si tratta di una grande enciclopedia di drink inventati dallo stesso Craddok, sperimentati nei locali londinesi durante i Roaring Twenties, i Ruggenti anni Venti.
La ricetta è disponibile anche su questo blog.
Speriamo che il nostro viaggio vi abbia convinto a recuperare qualche romanzo, e, perché no, qualche cocktail. E voi, per la giornata mondiale del Bartender, quale combo tra testo e cocktail sceglierete?