Cinque domande con Valentino Notari
Sarà capitato anche a voi di vedere in giro per strada, in autobus o sul metrò, qualche volta anche in tv, strane figure che sembrano uscite da un set cinematografico o da un fumetto. Ebbene stiamo parlando dei cosplayer, fan che amano mascherarsi per assomigliare il più possibile al personaggio, o all’eroe dei propri sogni. Oggi abbiamo parlato con Valentino Notari, l’autore del primo libro italiano ambientato in questo particolare mondo, per scoprire qualcosa in più!
Alice, la protagonista di “Cosplay Girl”, confessa che il “mondo reale” le è sempre andato stretto. Quali sono i motivi che la spingono ad avvicinarsi a quello che diventerà il suo, di mondo?
Il mondo reale era quello in cui veniva presa in giro per il suo peso, attaccata perché leggeva fumetti ed era appassionata di cose che per i suoi compagni erano “da bambini”. Il mondo reale era il paesino di provincia in cui è cresciuta sentendosi diversa e perennemente fuori posto. Scoprire il cosplay per Alice è una vera e propria rinascita. Come ogni eroina, varcare la soglia di un reame straordinario la cambia profondamente, le dà la forza di fare della propria diversità una virtù, di trovare la magia e la fantasia in una realtà che da grigia diventa caleidoscopica.
Dopotutto, il cosplay fa proprio questo: trasforma la quotidianità, a cominciare dai suoi oggetti, in qualcosa di nuovo e meraviglioso. Quanti cosplayer hanno utilizzato cose di uso comune per creare parti di accessori e armature? Nelle nostre mani, un semplice imbuto da cucina può diventare la base per un bastone da stregone!
Ogni capitolo viene intitolato con un hashtag, è una scelta editoriale oppure ha un significato più profondo?
È un tributo al mondo dei social network, che è parte integrante della nostra community e il mezzo principale attraverso il quale i cosplayer di tutto il mondo si connettono, scambiandosi idee, consigli e sì, ahimé, anche qualche frecciatina.
Facebook, Twitter, Instagram e oggi specialmente TikTok sono piattaforme da cui è difficile prescindere se si entra a far parte del mondo del cosplay. E, nel bene e nel male, hanno una grande influenza su chiunque pratichi questa arte. Nel romanzo vengono mostrati chiaramente questi due lati della medaglia. Quello positivo del supporto e dell’amicizia online, e quello tossico degli attacchi con profili fake e del cyberbullismo. Da qui, la scelta stilistica dei titoli dei capitoli, un elemento del romanzo su cui mi sono divertito parecchio a lavorare. Addirittura, nella primissima versione del libro, l’hashtag compariva anche a fianco del titolo “Cosplay Girl”.
Nei ringraziamenti a conclusione del libro ci ha colpito molto quello rivolto alla tua compagna Daisy. Ci sono dei particolari della vostra vita che si intrecciano con la storia della protagonista?
Moltissimi, concentrati soprattutto nel personaggio di Federica. Alcune delle loro dinamiche di coppia sono le nostre e con loro condividiamo la passione per il lato “play”: le esibizioni sul palco, l’interpretazione dei personaggi nei set fotografici, e perfino la serie che decidono di portare come progetto per le selezioni del World Cosplay Summit, anche se in una versione leggermente diversa. In generale, Alice è un personaggio estremamente autobiografico, nonostante alcune differenze fondamentali. C’è tanto di me in lei sia a livello caratteriale che di trama, anche se la storia è completamente di fantasia.
Ci puoi dire com’è iniziata la tua carriera di scrittore e cosa ti ha portato a decidere di scrivere questo libro?
Fare lo scrittore è sempre stato il mio sogno e spero che questo possa essere un primo passo per rendere la scrittura la mia carriera a tempo pieno. Le cose per me hanno cominciato a farsi concrete grazie all’incontro con il mio agente, Francesco Gungui, che ormai lo sapete è come il mio Obi-Wan Kenobi. La sua guida preziosa mi ha permesso di migliorare molto e, soprattutto, di focalizzare i miei sforzi creativi verso l’obiettivo della pubblicazione con un editore importante. Senza di lui sarei stato (e sarei) completamente perso. I mentori servono a questo, dopotutto, no?
Nell’ultimo periodo anche il nostro mondo ha subito profondi cambiamenti e ci siamo ritrovati a pensare a come anche i luoghi della cultura siano stati danneggiati dalla pandemia. In un ambito come quello del cosplay, basato su fiere e incontri che includono migliaia di partecipanti, cos’è cambiato? Ma soprattutto come avete pensato di reagire per superare questa particolare situazione?
Sicuramente non è stato facile, ma personalmente trovo che i cosplayer siano persone straordinarie nella loro creatività e capacità di adattamento. Durante questi mesi di lockdown e in assenza di eventi come quelli a cui eravamo abituati, sono nate centinaia di iniziative online come video di gruppo creati stando ciascuno a casa propria (la più famosa è stata la “pass the brush challenge“), set fotografici e collaborazioni a distanza e così via. Io e la mia compagna ci siamo attrezzati per poter portare avanti progetti di fotografia casalinghi, comprando attrezzature nuove e trovando strade diverse per fare quello che ci è sempre piaciuto fare: raccontare storie attraverso i personaggi della cultura pop che amiamo di più. In attesa, ovviamente, di poter riprendere possesso degli spazi che, come community, ci competono da sempre.
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