Le Masche: un racconto inedito

Chi come me è nato all’inizio degli anni ’60, ricorderà che gli unici divertimenti in quegli anni consistevano nella bicicletta, nel pallone e nelle gite con la parrocchia.
I più fortunati possedevano un “mangiacassette”, dove si inserivano le cassette con il nastro magnetico; a quei tempi ascoltavo sempre e di continuo Ivan Graziani, con la sua Lugano Addio:
Le scarpe da tennis bianche e blu, seni pesanti e labbra rosse, e la giacca a vento…
Ma i miei amici Bruno ed Elia mi prendevano in giro, non capivano il motivo per cui io preferissi ascoltare la musica, invece di andare in giro con loro per la campagna albese.
Bruno, Elia e le Masche
Così un giorno, salii sulla mia bicicletta rossa e ci inoltrammo nella stradina lungo il cimitero, alla ricerca di avventure. Mentre pedalavo, in testa mi ronzava continuamente quel ritornello…
Oh, Marta io ti ricordo così, il tuo sorriso e i tuoi capelli, fermi come il lago
Ma Bruno ed Elia cercavano l’avventura. Avevano sentito e ascoltato le storie sulle “Masche”, lugubri e paurose figure mitologiche della Langa, forse frutto di fantasie medievali, che prendevano sembianze umane e a volte anche di animali. I miei amici erano intenzionati a curiosare nei pressi della casa della maestra Viberti, l’insegnante di matematica di mia sorella, quindi non la nostra. Rossa di capelli, alta e magra, aspetto austero ed enigmatico, in paese si diceva che avesse poteri particolari, degni di una “Masca”.
La maestra Viberti
Bruno ed Elia posarono le biciclette per terra, io l’appoggiai a un albero, perché non volevo che si rovinasse. La casa della maestra Viberti era là, in fondo al vialetto, quasi di fianco al cimitero. Un vento gelido ci attraversò, entrandoci nel collo e nelle maniche della giacca.
La maestra era alla finestra e ci guardava di soppiatto: sembrava ci aspettasse. Poi sparì dalla nostra vista e dopo pochi minuti, un grosso gattaccio di colore rossastro venne verso di noi, miagolando forte. Io mi spaventai molto, e altrettanto fece Bruno. Ma Elia, più rapido di noi due, aspettò che il gatto fosse più vicino, e lo colpì con un calcio sulla zampa anteriore, forse la sinistra.
Il suo miagolio divenne quasi un’imprecazione e, con un balzo, si infilò nella siepe. Noi tre, bianchi come lenzuola, inforcammo le biciclette e veloci come il vento, in pochi minuti fummo in piazza dell’Annunziata. Ci promettemmo a vicenda che nulla sarebbe uscito fuori, nessuno di noi avrebbe fatto menzione di quella bravata.
Ma grande fu la sorpresa quando vedemmo, il giorno dopo a scuola, la maestra Viberti con il braccio sinistro al collo! Ci squadrò da capo a piedi, con i suoi occhi color arancione, e noi tre provammo un brivido lungo la schiena.
Da quel giorno, ogni volta che vedo un gatto color rossastro, penso alla maestra Viberti e mi torna in mente la canzone di Ivan Graziani, Lugano addio.
Fausto Marengo
Il nostro consiglio di lettura
Abbiamo pensato di abbinare a questo breve racconto il romanzo di Mark Haddon Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, un romanzo per ragazzi tradotto in oltre venti paesi.
Christopher Boone ha quindici anni e soffre della sindrome di Asperger, una forma di autismo. Il suo rapporto con il mondo è problematico: odia essere toccato, detesta il giallo e il marrone, si arrabbia se i mobili di casa vengono spostati, non riesce a interpretare l’espressione del viso delle persone, non sorride mai…
In compenso, adora la matematica, l’astronomia e i romanzi gialli, ed è intenzionato a scriverne uno. Sí, perché da quando ha scoperto il cadavere di Wellington, il cane della vicina, non riesce a darsi pace. E gettandosi nel «caso» con la stessa passione del suo eroe Sherlock Holmes, finisce per portare alla luce un mistero piú profondo, che gli cambierà la vita e lo costringerà ad addentrarsi nel mondo caotico e rumoroso degli altri. Primo libro di Mark Haddon destinato agli adulti, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è una detective story avvincente e tenerissima, che ha fatto incetta di premi e conquistato milioni di lettori in tutto il mondo.
Sapevo che era tuo dalle prime righe. Bravo Fausto. E grazie per avere ricordato un grandissimo artista.
Giorgio, grazie per l’elogio! e Ivan Graziani, quanti ricordi, ho consumato un paio di chitarre suonando Lugano addio …
Il racconto mi ha ricordato quelli di mia mamma, nata nel 1915, contadina nelle campagne cuneesi, che non solo credeva all’esistenza delle masche, ma sosteneva di averne incontrata una, sotto sembianze animali, di ritorno dai campi. Spiegava, a me incredula di tanta superstizione, che tutti i suoi parenti e conoscenti aveva fatto esperienza, almeno una volta nella vita, dell’incontro con una di loro…
ciao Franca! in effetti, il racconto è frutto delle serate trascorse a casa dei miei nonni, ed io bambino, ascoltavo incantato ed impaurito, queste storie; e controllavo sempre due volte che sotto il letto non ci fosse qualche gatto a sei zampe, o galline con il becco d’oro…
se ti fa piacere, ci sono racconti simili nei gialli che ho scritto, riguardanti il Commissario Bodoni, e che puoi trovare in biblioteca…