Ricordi di un’estate: Message in a bottle

Correva l’anno 1982 e le spiagge della Liguria brulicavano di giovani turisti inglesi, tedeschi e soprattutto olandesi. Erano tutti giovani compresi tra i 20 e i 25 anni, belli, indipendenti e cittadini del mondo. Quell’anno sulla spiaggia Mare e Monti, di Alassio, faceva la sua comparsa insieme alle amiche, come una sirena emersa dal mare, Ingrid studentessa di storia dell’arte di Amsterdam.
Il suo viso e la grazia mi colpirono all’istante. Ma il dramma era: come farsi notare da una ragazza straniera più grande sia di altezza che di età?
Magicamente, una sera, la ragazza con gli orecchini di perla, fu attratta dall’atmosfera che il falò e la mia chitarra riuscirono a suscitare. Non potevo fare a meno di guardarla durante il giorno, per quanto era bella. Per fortuna non si trattava della classica ragazza nordica, alta e robusta, anche se era certamente più alta di me. Il mio ormone della crescita aveva deciso di abbandonarmi e i miei 1,68 m di altezza si erano manifestati e fermati già in quarta superiore. Incuriosita dai brani che suonavo, nei giorni successivi iniziammo a conversare. Gli argomenti su cui disquisire, nel suo discreto italiano e nel mio pessimo inglese, erano svariati: dall’insegnamento delle parolacce, letture in comune, come ad esempio Il ritratto di Dorian Gray, ai racconti dei cantautori che uscivano dalla mia chitarra nelle serate di luglio.
L’ultima sera, prima del suo ritorno ad Amsterdam, Ingrid mi diede un bacio sulla bocca, ma di carattere affettuoso, di quelli che non davano spazio ad altre interpretazioni. L’amico Fabrizio Milan, il giorno dopo mi chiese com’era stato quel bacio e io risposi: “Umido, come i canali di Amsterdam”.
Chiesi a Ingrid, prima di salutarci, di non rivelarmi la sua eventuale decisione di ritornare l’anno successivo. Sorridendo e aggiustandole i capelli le chiesi di inviarmi un messaggio in bottiglia: io lo avrei raccolto per scoprire quali spiagge lei avrebbe solcato l’estate seguente.
Di lei ho il ricordo di come fosse tutto magico quel che faceva: era magico il suo modo di scuotere l’asciugamano dalla sabbia, magici i movimenti flessuosi con cui entrava in acqua, magica la sua modalità di bere il cappuccino con quei baffetti di schiuma che sostavano per un attimo sulle sue labbra.
Da quel giorno mi ritrovai a suonare più spesso Every little things she does is magic, canzone dei Police, pubblicata nel 1981.
Il Bardo
Il nostro consiglio di lettura
Nonostante siano molti i libri che raccontano le giovani e magiche estati, abbiamo pensato di abbinare a questo racconto il romanzo di Teresa Ciabatti Adelmo, torna da me, esordio dell’autrice di Sembrava bellezza.
Frivoli vacanzieri romani, madri deliranti, padri preoccupanti, una tata che non ha piú ragion d’essere, filippini contaballe, e l’amica del cuore: Lavinia Florinelli Nardi, specializzata nel tentare il suicidio con l’aspirina. Piú un mucchio di ragazzotti alquanto ingenui. È il mondo di Camilla, prigioniera della sua magica casa di vacanza, alle prese con un’estate sempre piú breve, prima del ritorno a scuola.
Poi ci sono gli altri, in paese. Mino, che tutti considerano un po’ mostruoso.
Un nugolo di bambini un po’ morbosi, un po’ malvagi. Una segretaria tuttofare molto confusa, e molto avvenente. Un maestro di scuola-guida un po’ impiccione, che ha molto a cuore la famosa corsa dei barchini. Una famiglia col nonno Terzilio e il padre Ampelio. Ah, e c’è Adelmo. Diciassette anni, bellissimo. Pulisce la piscina dalle foglie. Sarà dawero lui, quello da amare disperatamente, prima che l’estate finisca?
Un romanzo in cui, sotto gli occhi di Camilla, si intrecciano storie stralunate, tra contrabbandieri improbabili, fissati religiosi naturisti, psicoterapeuti chiacchieroni e perfino gente normale. Mentre la realtà morde sotto il velo sorridente della commedia, e la prima cocente delusione d’amore segna la perdita dell’innocenza, l’abbandono delle meravigliose futilità di bambina, l’ingresso definitivo nell’adolescenza.
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